Tessuto base tela leggero e trasparente.
In origine prodotto in lino molto fine,
ora è prodotto anche in cotone.
L’origine del nome è incerta, alcuni l’attribuiscono al francese Jean Baptiste, altri ad una tela finissima prodotta in India (Baftas).

Tessuto con piccoli motivi di dobby ottenuto su base popeline.

Tessuto unito tinto filo, ottenuto con filati in ordito
di colore diverso dal filato in trama.
Si ottiene un effetto caratteristico iridescente, che può essere anche cangiante.

Tessuto normalmente medio-fine quasi sempre ad intreccio tela che prende il nome dal tipo di finissaggio a cui è stato sottoposto. L’operazione che si chiama cinzatura, consiste nel trattare il materiale con cere, amidi o resine e poi con azione fisica di calandratura. Si ottiene così un tessuto dal caratteristico aspetto lucido e mano scivolosa.

Tessuto estremamente leggero e trasparente ottenuto con filati molto fini ritorti ad altissima torsione.
Si presenta con superficie leggermente crespata, raffinato e delicato.

Il nome deriva dal francese crepe per appunto, che deriva a sua volta dal latino CRISPUM e cioè increspato. Questo effetto si ottiene per mezzo di un intreccio tipico detto SABLE’, ma più spesso in armatura tela con l’impiego di filati stratorti che prendono anch’essi lo stesso nome, alternati con torsione S e Z sia in ordito che in trama. Un buon crepe si identifica con un aspetto regolare della ondulazione o increspatura e dalla mano reattiva e scattante.

Tessuto robusto in armatura spina
da 3 (per camicie) o da 4 (per pantaloni) realizzato principalmente
con filati di cotone ma anche lino, tencel, ecc. Originalmente si presentava con l’ordito tinto BLU e la trama GREGGIA. Prima della scoperta dei coloranti chimici (Adolf Von Baeyer, premio Nobel nel 1905, mise a punto per primo il processo di sintesi nel 1883) il colore blu dell’ordito era ottenuto da una pianta coltivata in INDIA (da lì il nome INDACO) chiamata INDIGOFERA TINCTORIA. La prima produzione del tessuto DENIM si fa risalire al XV secolo a NIMES (Francia) da cui deriva il nome. I primi invece a farne uso ed a farlo conoscere nel mondo furono i marinai genovesi che lo utilizzavano per confezionare i sacchi per le vele delle navi e per coprire le merci nel porto. Dal XVI secolo dal porto di Genova il tessuto prodotto anche a Chieri (TO) veniva esportato in tutta Europa in particolare in Inghilterra. Il termine BLUE-JEANS si attribuisce infatti alla traduzione inglese BLU DI GENOVA. Negli anni 70 il DENIM ha avuto un grandissimo rilancio con la moda del jeans, e tutt’ora rappresentano un capo immancabile nel guardaroba di ognuno di noi.

Denominazione commerciale comunemente usata
per tutti i tessuti operati.

Etamine o falso giro-inglese. Trattasi di un tessuto all’apparenza molto simile al vero giro-inglese ottenuto per effetto di armatura derivata dalla tela con frequenti slegature che rendono però il tessuto non perfettamente stabile.

Tessuto tipicamente invernale con mano morbida e calda. Può essere di lana, misto o anche solo di cotone, in armatura generalmente Batavia o spina di pesce, garzata a un lato o ai due lati, o finita naturale cioè senza bruciapelo.

Il nome deriva da El Fustat, sobborgo del Cairo in Egitto. Tessuto estremamente compatto ottenuto per effetto trama in armatura derivata dal raso ( rasato da 5 oppure da 8). A secondo del trattamento di finissaggio a cui viene sottoposto prende diverse denominazioni commerciali: Fustagno satinato: fustagno liscio cioè senza pelo, spesso calandrato. Fustagno con pelo: garzato da un lato, si presenta appunto con pelo al rovescio. Mollettone: garzato ai due lati, si presenta con pelo al dritto e rovescio, mano soffice e morbida. Beaverteen: smerigliato al diritto, si presenta con pelo vellutato, simile al Velvet (velluto liscio). Doeskin: smerigliato e lavato con l’utilizzo di particolari enzimi in Airo simile alla pelle di daino.

Tessuto compatto e robusto in armatura Twill con effetto diagonale molto verticalizzato per la sua costruzione ottenuta con fili di ordito prevalenti rispetto alla trama. Nato per la confezione di impermeabili, oggi è usato anche nell’abbigliamento sportivo, per pantaloni e camicie con mani e finissaggi lavati.

Prende il nome da Georgette de la Plante, sarta francese che lo ha creato. Tessuto estremamente leggero e sottile dalla mano rigida. Sua derivazione è il Crepe de Georgette dove i filati utilizzati hanno torsioni molto alte e contrarie determinando un aspetto leggermente ondulato. E’ il tessuto più leggero e trasparente della famiglia dei tessuti crepe.

Tessuto leggero, trasparente ma molto resistente
per il suo particolare tipo di intreccio dove i fili compiono, per mezzo di una montatura particolare del telaio che prevede l’uso di particolari maglie, dei movimenti sinuosi che permettono di ottenere un intreccio ad effetto esagonale dall’aspetto annodato. Questi tessuti un tempo utilizzati essenzialmente per tendaggi ed applicazioni su abiti, oggi trovano il loro impiego in all over, oppure anche a porzioni su basi popeline,
per tessuti di camiceria.

Il nome deriva dalla città irachena di Mossul, dove in periodo mediovale veniva prodotto. Trattasi di tessuto in tela molto leggero detto anche mussolina.

Il nome di questo tessuto deriva dal nome della città inglese di Oxford, dove ebbe inizio la sua produzione.
E’ costruito in armatura Reps di trama con titoli in ordito fine e titoli di trama grossi. Normalmente l’ordito è tinto e la trama è bianca, questo determina l’aspetto melange caratteristico di questo tessuto detto effetto Cambrais. Tessuto di cotone molto usato in camiceria.

E’ costruito con armatura derivata dalla tela a fili e trame doppie o triple ecc. Detto anche Nattè, nome francese che significa cestino, perchè richiama l’effetto stuoia dei vecchi cestini.

E’ il tessuto maggiormente usato in camiceria.
Il suo nome deriva da papalina, in riferimento alla città papale di Avignone (residenza dei papi tra il 1309 e il 1377) dove ebbe origine la sua produzione.
Questo tessuto è particolarmente indicato per la realizzazione di righe, in quanto la costruzione è ottenuta in armatura tela con titoli uguali e con numero fili al cm doppio rispetto al numero di trame, così da ottenere righe di ordito molto pulite, poco sporcate dal filato di trama.

Tela finissima e compatta derivata dal Madapolam (tessuto usato per biancheria da casa in particolare
nella produzione di lenzuola) . Viene costruito con titoli fini e riduzioni sature in armatura tela.

Trattasi di madapolan molto fine costruito quindi in armature tela con titoli fini e riduzioni molto alte
(70/80 fili/cm e titoli ne). L’aspetto lucido e la mano setosa è dovuta anche al finissaggio con appretti e calandra a cui è normalmente sottoposto. Impiegato originariamente in biancheria da letto, in particolare lenzuola, ora è utilizzato anche per camiceria soprattutto da donna.

Sotto questa denominazione sono raccolti diversi tessuti con pesi e caratteristiche diverse. Esistono piquet a due elementi, cosiddetti piquet ad imitazione; piquet a tre elementi con ordito supplementare teso; piquet a quatto elementi con aggiunta di trama di imbottitura. Tutti presentano depressioni o effetti di trapuntatura più o meno evidenti a secondo delle costruzioni con cui sono ottenuti.

Tessuto simile, per intreccio e costruzione, all'Oxford ma ottenuto con filati più fini e riduzioni più alte.
La denominazione deriva dal caratteristico effetto punto-spillo da cui il nome in inglese.

Tessuto ottenuto con strutture molto ricche di fili
e trame in armatura raso. Aspetto lucido al diritto
e opaco al rovescio, mano morbida.

Il nome deriva dai termini persiani “SHIR o SHAKAR”
che significano “latte e zucchero”. Tessuto prettamente estivo che per il suo caratteristico aspetto arricciato permette la dissipazione del colore facilitando la traspirazione. L’effetto ondulato è ottenuto con due orditi, uno teso e uno lento, entrambi che lavorano in tela oppure tela più reps. Effetto simile si può ottenere anche per finissaggio con filati di diversa natura.

Con la denominazione STRETCH si identificano i tessuti elasticizzati.
In camiceria sono presenti due versioni, con trama corespan (cotone con anima di elastico es. lycra) oppure con trama Nylon-lycra. Tessuti simili, ma meno elastici si possono ottenere con utilizzo di filati e finissaggi speciali, sono i cosiddetti COMFORT.
Entrambe le versioni possono essere applicate alla maggior parte dei tessuti (popeline fino ai velluti).

Il nome deriva dal latino VELLUS, vello cioè coperto da pelo. La maggior parte dei velluti esistenti sul mercato sono ottenuti per trama. Sono cioè costruiti da un ordito e una trama di fondo e da una trama supplementare cosiddetta di pelo. Quest’ultima per effetto di armatura formerà delle briglie che saranno tagliate in fase di finissaggio per mezzo di aghi o dischi appositi.
Gli steli così ottenuti saranno sottoposti a spazzolatura, bruciapelo ed altre operazioni di finissaggio che determineranno l’aspetto e la mano del velluto.
Due sono le distinzioni principali:
velluti lisci e velvets;
velluti a coste o cord che possono essere a distanza regolare (es. duemila righe, mille righe, cinquecento, quattrocento, trecento, ecc.) oppure a distanze diverse (velluti costa francese).
Esistono anche velluti a disegno ottenuti per armatura o per finissaggio.

Tessuto leggerissimo, trasparente e ruvido al tatto,
in quanto costruito con filati molto fini e ad alta torsione, in armatura tela.

Il nome deriva da Zefiro, leggero vento mediterraneo, simile alla brezza e messaggero della primavera.
Tessuto generalmente di cotone ad intreccio tela costruito con titoli fini e lo stesso numero di fili e trame al centimetro. Questo permette di ottenere quadri bilanciati in cui l’ordito e la trama hanno lo stesso fattore di copertura. Questa caratteristica lo rende ideale per disegnare quadri.